ANTICO VASO GUIDO ANDLOVITZ LAVENO 1954 CONGRESSO CERAMICA PUBBLICITARIO RARO
Riferimento: 143531160442
Ø Codice: T128
Ø TITOLO: Stupendo grarissimo ed elegante vaso con su un lato paesaggio del lago maggiore "Laveno" e dall'altro lato dedica commemorativa del IV Congresso internazionale della ceramica gruppo IV terraglia Societa' ceramica Italiana Laveno 27 Settembre 1954
S.C.I. Laveno, Verbanum Stone, in ceramica
Ø ORIGINE: Made in Italy Laveno
Ø PERIODO: 1950
Ø MATERIALI: Porcellana firmata sul fondo .
Ø MARCA: penso opera di , Guido andlovitz
Fondata a Laveno nel 1856 da Severino Revelli ed alcuni ex dipendenti della manifattura "Richard" di Milano, tra cui Carnelli e Caspani, la "S.C.I." (Società Ceramica Italiana) inizia la sua attività come produttrice di piastrelle da rivestimento e terraglie fini da tavola di imitazione inglese. Nel 1883 assume forma di società anonima e ottiene i primi succesi a numerose mostre nazionali. Nel 1895 viene a capo dell'azienda il cavalier Luciano Scotti e grazie al suo intuito e alle sue doti imprenditoriali la fabbrica, in pochi anni, raggiunge un impensabile sviluppo. In quegli anni escono dallo stabilimento di Laveno alcuni pezzi in stile Liberty firmati da Giorgio Spertini, autore di eleganti creazioni a "colpo di frusta" degni di nota. Nel 1906 la "S.C.I." presenta numerose opere alla Mostra Internazionale di Arti Decorative di Milano. Altri collaboratori di inizio secolo sono Silvio e Piero De Ambrosis, Felice Palucco, Giancarlo Jacopini e i fratelli Marco e Luigi Raggiori. Ma è nel 1923 che, sotto la direzione di Guido Andlovitz, la manifattura raggiunge il massimo della sua fama e nel 1925 ottiene una grande affermazione alla II Biennale di Monza. Andlovitz, che collaborerà con la manifattura per quasi quarant'anni, applica alla produzione il principio di serialità, tanto inutilmente invocato da Giò Ponti alla "Richard-Ginori", adottando tipi di decorazione che, sebbene a stampo e/o decalcomania, mantengono comunque una loro indiscutibile eleganza. Nel 1924 la "Società Ceramica Revelli" si consorzia con la "S.C.I.", il sodalizio proseguirà fino al 1932 e vedrà l'azienda di Franco Revelli occuparsi delle terraglie e porcellane da tavola per conto della "S.C.I.". Dal 1925 nei cataloghi della fabbrica iniziano a comparire stoviglie e vasellami in porcellana. Nel 1927 la ditta è presente alla III Biennale di Arti Decorative di Monza. Tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta iniziano a collaborare con la "S.C.I." i decoratori Giuseppe Bellorini e Daniela Ferretto. All'inizio del 1932 la manifattura ha in gestione due stabilimenti: quello di Laveno, che, con oltre 1300 dipendenti, produce terraglie forti, servizi da tavola e ceramiche artistiche e quello di Verbano, che occupa circa 400 persone e che produce, oltre a ceramiche per l'industria elettrotecnica, ottime porcellane da tavola. La produzione viene commercializzata nei negozi di Roma, Genova e Napoli realizzati per la ditta, su progetto dello stesso Andlovitz. Nella metà degli anni Trenta, tra gli altri, collaborano con la "S.C.I." le decoratici Ada Corsi e Ida Fonini. Dal 1936 al 1940 la direzione artistica della manifattura viene affidata allo scultore e modellatore Angelo Biancini. Nel 1939 nello stabilimento di Laveno lavorano circa 1300 persone e nel 1951 circa 2300. Negli anni tra le due guerre fra i collaboratori della fabbrica ricordiamo Sirio Tofanari, Gigi Regnati e Slvatore Michele Saponaro. Dal 1940 alla fine degli anni '50 la carica di direttore artistico torna nuovamente ad essere ricoperta da Guido Andlovitz. Poco dopo la fine della II guerra mondiale alla "S.C.I." viene assunta, giovanissima, Antonia Campi e dopo poco Andlovitz, accorgendosi del suo innato talento, la chiama a progettare articoli, da inserire nella serie "Fantasia", nella sezione Ufficio Artistico. Dal 1949 al 1970, la Campi è autrice di quasi 300 oggetti che la rendono protagonista della ceramica italiana e presto è chiamata, su invito dello stesso Andlovitz, ad assumere la carica di direttrice artistica della manifattura. Dagli anni Cinquanta tra i collaboratori della manifattura ricordiamo la pittrice Leonor Fini, i decoratori Angelo Ruffoni e Giuseppe Talamoni e il designer Erberto Carboni La "S.C.I." di Laveno chiude e viene assorbita dalla "Richard-Ginori" nel 1965.
Ø MODELLO: vaso fiori ornamentale e di altissima Rarità !
Ø MANIFATTURA: Italiana
Ø FUNZIONI: Collezionismo e arredamento di altissima classe
Ø PESO: 1,200 kg , grandi dimensioni , alto 25 cm
Ø CONDIZIONI: Ottime , senza difetti , il tutto come da foto allegate in inserzione
Ø INTERVENTI: nessuno
Ø NOTE: Un oggetto di altissima qualità, eccezionale, molto elegante e prezioso, da non perdere!
Nasce a Trieste da Edoardo, farmacista a Grado, e Carmela Pasqualis.
Durante la Prima guerra mondiale la sua famiglia è sfollata a Firenze dove frequenta l’Istituto Tecnico Galileo Galilei. Alla fine del conflitto è a Milano dove frequenta la Reale Accademia di Belle Arti di Brera, dove è allievo di Piero Portaluppi, e si laurea in architettura al Politecnico di Milano.
Appena laureato, nel 1923 inizia a collaborare come consulente artistico alla SCI (acronimo di Società Ceramica Italiana di Laveno) di Laveno Mombello introdottovi dal suo maestro Portaluppi.
Imposta una produzione che nei primi tempi si ispira ai modelli francesi, ma in seguito si avvicina maggiormente a modi tedeschi e viennesi. Si cimenta anche nel disegnare opere nel nuovo stile futurista.
Nel 1927 con SCI partecipa alla III Biennale di Monza raccogliendo il personale apprezzamento di Papini.
Nel 1927 diventa direttore della produzione dedicandosi alla progettazione di manufatti caratterizzati da forme e decori intercambiabili per combinare così il design di alto livello con la produzione di serie.
Gli anni dal 1925 e il 1929 sono i più proficui della sua opera quando, vicino alle linee di pensiero di Giò Ponti, alla fine degli anni ’20 opera una rivisitazione dei decori e delle forme del Settecento lombardo riproponendone versioni moderne, soprattutto dei lavori di Clerici, che ebbero immediato successo di pubblico e di critica. Famose sono le serie in terraglia dura con decori di figure giocose denominate Vecchia Milano e le successive con decori Lago Maggiore.
I suoi lavori denotano un'acuta comprensione di quanto avveniva negli ambienti culturali del suo tempo, aprendo una sorta di rivalità professionale ricca di frutti e conseguenze per il design italiano con Gio Ponti, ispiratore della produzione della fiorentina Richard-Ginori.
Tra gli anni Venti e gli anni Quaranta progetta per la SCI una serie di oggetti di grande innovazione stilistica e di notevole purezza formale i cui esempi migliori sono forse quelli privi di decorazione, tra cui possiamo certamente annoverare il famoso Vaso globulare (denominato Vaso 1316) messo in produzione nel 1936 e considerato un vero capolavoro dell'arte ceramica del Novecento europeo.
Nel 1940 presenta alla VII Triennale di Milano il grande vaso in grès con decoro di architetture della Roma Imperiale che riscuote un grande successo.
Agli anni ’50 si possono far risalire i suoi progetti architettonici per la realizzazione di case per i lavoratori in Laveno Mombello, testimonianza della poliedricità delle sue competenze. Alla fine degli anni Cinquanta lascia la direzione della SCI.
Andloviz perseguì anche una più appartata produzione destinata al design d’arredamento per la ditta Meroni di Lissone.
Nel Museo Internazionale del Design ceramico di Laveno – Mombello una intera sala gli è stata dedicata e raccoglie una selezione delle sue opere più famose. Suoi disegni, studi e schizzi preparatori sono invece raccolti negli archivi comunali.